I manuali di storia della scuola dell’obbligo sono, per comodità, divisi in capitoli. Solo che questi non si limitano ad essere numerati, bensì recano dei titoli. E questi titoli, contrariamente a quel che si pensa, non si limitano a descrivere il contenuto del capitolo ma danno anche un giudizio di valore. Esempio: “Medioevo”, “Rinascimento”, “Risorgimento”, “Resistenza”. Analizziamo i termini. “Medioevo” significa, come tutti sanno, “età di mezzo”, laddove “Rinascimento” sta per “nuova nascita”. Se si rinasce vuol dire che prima si era morti, ma anche che prima di essere morti si era già nati una volta, per cui adesso si “rinasce”.

Dunque il Medioevo, epoca precedente al Rinascimento, era il tempo in cui l’umanità era stata morta. Quanto dura il Rinascimento? Pochi decenni, verso la fine del Quattrocento. Poi? Si ha l’Età Moderna, e tutti tiriamo un respiro di sollievo. Anche se, a ben vedere, le guerre e le catastrofi sembrano moltiplicarsi a ritmi parossistici: guerre tra Francia e Inghilterra, tra Francia e Spagna, tra cattolici e protestanti, tra lanzichenecchi e tutti gli altri, guerre di successione, di devoluzione, delle due dame, dei tre imperatori, dei quattro papi e dei cinque eserciti.

La Riforma: finalmente Lutero spezza le catene del dogma e della Chiesa. Controriforma: l’Italia ricade nell’oscurantismo. Solo a ben guardare si scopre che le guerre di religione stavano tutte nei paesi protestanti, mentre in Italia si stava tranquilli. Il Medioevo, i “secoli bui”. Quanto è durato? Dalla caduta dell’Impero Romano fino alla scoperta dell’America. Così dice il Manuale. Dunque mille anni e qualcosina. Mille anni! Sbrigativamente catalogati come “età di mezzo”. Cribbio, che lunga morte! Ma “in mezzo” a cosa?

All’Età Classica e al Rinascimento. Vuol dire che si era vivi ai bei tempi di Atene e Roma, poi si morì per mille anni e si rinacque infine alle soglie del Cinquecento. Infatti nel Rinascimento riappaiono, nell’arte, i trionfi di Bacco ed Arianna, Ercole, Apollo e Minerva. Cioè il paganesimo antico. Ecco la “rinascita”. Tra un paganesimo (quello antico) e l’altro (quello rinascimentale) c’era un periodo di mille anni che quelli che ci abitavano chiamavano “Cristianità“. Ergo: durante i secoli cristiani eravamo morti, mentre si era ben vivi nei tempi pagani. Letta così la storia dell’Europa sembra un continuo tentativo di scrollarsi di dosso il Cristianesimo. E lo è. Solo che tutto ciò nei manuali di storia è dato come positivo. Il motivo si capirà leggendo questa Guida. Ma fin da subito possiamo anticipare che furono i liberali nel secolo scorso a impostare lo studio della storia in questo modo, cioè in senso ideologico.

I nostri Padri della Patria statalizzarono la scuola, la resero obbligatoria ed uguale per tutti e cominciarono a mettere in galera quelli che non ci mandavano i figli. Cavour & Soci imposero uno studio della storia di tipo manicheo, cioè con i buoni da una parte e i cattivi dall’altra, in cui i buoni erano loro. Il Fascismo tentò una rivalutazione e una rilettura del Risorgimento appropriandosi dei suoi miti più importanti e la Repubblica lasciò le cose come stavano, limitandosi ad aggiungere il capitolo sulla Resistenza. Infine il Sessantotto ha virato il tutto in senso marxista.

Et voilà, tutti siamo riciclati nella convinzione che: Garibaldi e Napoleone erano i buoni, così come i Nordisti negli Usa, mentre i Borboni erano cattivi perché non volevano cedere volontariamente il Sud ai Piemontesi. E pure il Papa, che “per il suo bene” avrebbe fatto meglio a regalare Roma a Vittorio Emanuele II. Ancora: i Sudisti americani erano cattivi perché volevano tenere in schiavitù i negri e i Nordisti divennero cattivi quando sterminarono gli indiani. Che erano buoni e saggi. Qualcuno, da adulto, per avventura scopre che forse la verità è diversa. Tutti gli altri, quelli che si occuperanno di banca o di artigianato o di commercio, continueranno a credere quel che la scuola ha loro insegnato. Spesso anche gli insegnanti di storia rimarranno in tale stato.

Infatti all’università si sono occupati solo di approfondire quel che avevano assorbito da piccoli. E come l’hanno imparata la ripetono. Non solo. Poiché sono laureati non ammetteranno mai che hanno passato la vita a studiare cose in fondo opinabili, né accetteranno di ricominciare a studiare da zero per rimettere in discussione quel che hanno imparato. Spesso, dunque, si trasformeranno nei più feroci difensori di quelle quattro cose che credono di sapere. E il sistema andrà avanti da solo, in una spirale perversa che mantiene tutti nell’idea che questo sia il migliore dei mondi possibili e che le soluzioni per migliorarlo debbano essere cercate all’interno del “progresso”, che è partito dalle oscurità medievali per approdare al radioso presente.

Questa Guida non è un contromanuale, non ci troverete né date né fatti; solo una diversa interpretazione. Lo studente che ne farà uso non troverà tanto una controverità quanto la possibilità di scegliere, dopo aver sentito -adesso- tutte le campane, con qual musica vuol ballare. Lo spirito critico, infatti, si acquista solo dopo aver avuto la possibilità di vedere le cose da tutti i lati. Se potessi tornare ai miei anni di liceo vorrei che alla storia venisse consacrata un’intera giornata settimanale: alla prima ora un insegnante marxista, alla seconda uno liberale, alla terza uno cattolico, e così via.

Tutti dovrebbero trattare lo stesso argomento, ognuno dal suo punto di vista. Al pomeriggio (o la settimana successiva) il dibattito con gli allievi. La classe avrebbe una possibilità concreta di diventare veramente pluralista, nel senso che ogni studente aderirebbe alla concezione che più lo convince. O a nessuna, se vuole. Più democratici di così… Ebbene così funzionavano le lezioni nel tanto vituperato Medioevo, epoca talmente “buia” da far concepire a san Tommaso d’Aquino la sua Summa Teologica perché i suoi studenti non avevano un manuale di teologia. Si tratta di un’opera che oggi comporta ben trentatré volumoni, per di più comprensibili solo ai filosofi più dotti. Ed era un semplice manuale per studenti. Studenti che, come si è detto, potevano intervenire, mettere in discussione e dibattere col loro docente. Ah, il “buio” Medioevo! Ragazzi, buon divertimento.