Si stava meglio quando si stava peggio? L’autore è nato in un paesino siciliano, e ricorda com’era la vita in un borgo contadino degli anni Cinquanta. Con le nonne che parlavano a colpi di proverbi, i preparativi e i rituali per i fidanzamenti, la vita in mezzo agli animali e in campagna, la mentalità religiosissima, le feste, l’allegria di un mondo senza televisione e senza «liberazioni». L’emigrazione, la disoccupazione, la fame anche. Ma la gioia rassegnata di chi sa che la vita è bella perché non è tutto. Un microuniverso con tanti bambini e pochi vecchi, dove l’educazione era risolta per le spicce, a mano, eppure nessuno cresceva frustrato o depresso o represso. Un Uomo Chiamato Cavallo nella tribù di Cianciana, a ridosso degli anni del boom (un boom che laggiù non arrivò mai) e prima, grazie a Dio, del Sessantotto. Chi non è nato prima, non saprà mai come può essere dolce la vita.