E’ la difesa non tanto della Libertà col maiuscolo (quella cosa astratta e giacobina che si risolve sempre nel suo contrario) quanto delle libertà, minuscole e concrete, di cui la Casa in questione è paladina a farmi prendere carta e penna. 

Sì, perché questa ossessione antisigarette (nata negli Usa come il Sessantotto e, come il Sessantotto, qui importata dalle sinistre, che sono antiamericane solo quando gli americani fanno qualcosa di buono) si è trasmessa non pari ma maggiorata nel governo di centrodestra, e va sommata a quella delle «domeniche a piedi»: anche questo, discutibile «vanto» di molte amministrazioni del Polo. 

Gli effetti del proibizionismo all’americana già si vedono sui ragazzini, che si mettono a fumare per «trasgressione». Non c’è psicologo che non possa informare chi di dovere di questa banalissima verità: certe cose, con gli adolescenti, più le si demonizza e peggio è; vanno, semmai, trattate con noncurante disprezzo, quasi roba da «superati», se si vuole ottenere l’effetto desiderato. 

Riguardo alla famosa esibizione «satan-spaghetti» del cantante Marilyn Manson, fior di intellettuali liberali hanno riesumato il volterriano «…non sono d’accordo ma darò la vita…». Invece, sull’ondata di divieti che sta per abbattersi su di noi, zitti e mosca. Parlo da fumatore? Sì, ma che smetterà per meri motivi economici, visto che i rincari, come ai bei tempi dei governi di centrosinistra, vanno a finire sempre e solo lì: venti sigarette del valore venale di -forse- cinquecento vecchie lire oggi ne costano seimila. Per la gioia (si fa per dire) dei pensionati, quelli che, data l’età, sono rimasti legati a quell’unico, innocente, vizio dei tempi in cui nelle caserme c’era un cartello (parlo da testimone oculare) sui vantaggi (sì, avete letto bene) del moderato uso del tabacco. Stilato da medici. 

Oggi, quegli stessi medici dicono che fa male anche il fumo «passivo» e mettono zizzania fra i cittadini alimentando la tendenza al talebanaggio nei già affetti da salutismo compulsivo. Un governo che si sbraccia per le piccole e medie imprese, perla e sostegno della nostra Italia, ora costringerà bar, pub, negozi, ristoranti, alberghi e quant’altro a respingere metà dei propri clienti, portando alcuni esercizi sull’orlo del fallimento. 

Mi spiace dover riesumare quel giro mentale da ex sessantottino che avevo ripudiato, ma la campagna antifumo «americana» è così violenta e pervasiva da indurmi a chiedere: cosa c’è dietro? Qualcuno ha comprato ettari di deserto a pochi soldi per coltivarci marijuana (che, guarda un po’, adesso viene presa sul serio a «scopo terapeutico»)? Già: quando i produttori di sigarette dovranno riconvertire i loro impianti, cosa arrotoleranno, droghe «leggere»?

Mi si dirà che questa è fantapolitica. Va bene, ritiro tutto. Ma insisto nel dire che dalla Casa delle (delle!) Libertà mi aspettavo dosi maggiori di libertà, non divieti a raffica. Io non voglio morire (perchè prima o poi mi toccherà) coi polmoni puliti. Come quel trentenne che attraversò mezzo intercity per costringermi a sigillare me e i miei co-viaggiatori nello scompartimento-fumatori. Notare che avevo prenotato proprio quel posto, pagandolo. 

Ma, essendo il treno stracolmo, una signora incinta non aveva trovato altro. Così, per gentilezza, avevo fumato una sola sigaretta in tutto il viaggio, una sola, ultraleggera che più ultra non si può, mettendomi in piedi mezzo dentro e mezzo fuori sul corridoio. Ma fui avvistato da un volontario del comitato di salute pubblica e trattato come meritavo.