Non passa giorno senza che si legga di qualche strage, colpo di stato, guerra civile, massacro tribale in Africa. E poi profughi, carestie, siccità, desertificazioni ed esodi biblici conseguenti. Il pensiero cosiddetto progressista (meglio: «sedicente») ha inculcato, negli occidentali, un’immagine di questo tipo: gli africani stavano benissimo prima che arrivasse il colonialismo. Dunque, la colpa della loro attuale condizione è dell’Occidente, che ora deve ripagare tutto il male che ha fatto a quei poveretti. 

Questa storia è simile a quella che sentiamo fare sui popoli precolombiani e sulla Conquista spagnola. E pure a quella sui pellerossa americani. Quanto fossero felici tutti quanti prima dell’arrivo dell’uomo bianco e del suo insopportabile cristianesimo è cosa che andrebbe indagata (personalmente non ci crediamo). Sia come sia, cosa fatta capo ha, perché tornare indietro è, ovviamente, impossibile. 

Per fortuna i precolombiani e i pellerossa hanno subìto l’«invasione» tanto di quel tempo fa che ormai le cose si sono stabilizzate e, in America, al Nord ci stanno gli Stati Uniti, al Sud un meticciato «latino» piuttosto ribollente ma per meri motivi economici. Diverso il caso africano, dove forse i bianchi sono andati via troppo presto. 

Forse. Provocatoriamente, si potrebbe pensare a una ricolonizzazione che tenga conto dei limiti della precedente e della situazione mutata. Sempre provocatoriamente parlando, si potrebbe permettere alle multinazionali di sfruttare laggiù quel che, qua e là, interessa loro (risorse, petrolio, diamanti, oro, banane eccetera), così da costringerle a garantire, a loro spese, ordine pubblico, amministrazione, servizi. Che a quel punto sarebbe loro interesse garantire. 

Certo, questo confligge con lo slogan ideale «l’Africa agli africani». Ma bisognerebbe sentire cosa ne pensano gli africani, visto che in gran numero preferiscono affidarsi agli scafisti. Naturalmente, stiamo scherzando, figurarsi. Epperò, un’idea del genere è già venuta a qualcun altro. 

Parliamo dell’islam, che palmo a palmo si va espandendo proprio in Africa. Se quel continente dovesse diventare un giorno interamente musulmano, l’unica speranza di noi dirimpettai risiederebbe nell’ipotesi che si trattasse di un islam «moderato».