Stimolato da una lettrice di questi Antidoti, butto là qualche riflessione su quello che sarà l’argomento numero uno dei prossimi anni. La bolla di calore che ha oppresso l’Europa questa estate si è portata via sui ventimila anziani. Dalle interviste e dai resoconti cronachistici risultava che, da noi, il Sud ha retto meglio del Nord, la provincia se l’è cavata meglio della grande città.

E’ stato detto che non il caldo ma la solitudine ha ucciso. Facile, dunque, ricavare che agli anziani provvisti di famiglia è andata meglio che a quelli soli. Più la famiglia è numerosa (figli, nipoti) e fisicamente vicina, meglio è. 

Nel Sud, dove divorzio e aborto incidono meno, la famiglia ha provveduto meglio che i «servizi» nel più efficiente Nord. Mi colpiva un’intervista a un’anziana milanese, che viveva sola nel suo appartamento. Il Comune le assicurava i pasti e anche il parrucchiere. Aveva il condizionatore. 

A domanda, rispondeva che la cosa più brutta è la solitudine, ma consigliava i suoi coetanei di evitare come la peste la casa di riposo. Già, perché il problema-anziani non è solo sanitario. 

Hanno fame di compagnia ma non vogliono lasciare le loro cose, i loro ricordi, le loro foto. Ora, fatte le debite eccezioni, la compagnia di un ottanta-novantenne non è delle più entusiasmanti: se ai giardini pubblici un vecchietto vi “aggancia”, si attacca con «dotto’, la mia vita è un romanzo!», cui segue racconto dettagliato che può durare ore e che non ammette interruzioni. Infatti, l’anziano ha di solito bisogno non di interlocutori ma di un uditorio. 

E non c’è «servizio sociale» né nipote che possa fornire ciò più di qualche minuto una tantum. Nella casa di riposo al massimo ci sono interlocutori ma nessuno disposto a far da uditorio. E poi, le case di riposo vere non sono quelle del film Cocoon, bensì ospizi in cui va già bene se non incappi nella maleducazione del personale. 

Certi anziani, poi, non di rado sono persone insopportabili, i cui capricci non puoi reprimere (osta il rispetto, talvolta la cardiopatia) come si fa coi bambini. Il vecchietto arzillo e simpaticone delle pubblicità televisive è, appunto, una fiction. La realtà di molti è fatta di medicine da prendere continuamente, e che si scordano regolarmente di prendere (o non ricordano dove le hanno messe), con conseguenti, reiterati ricoveri e analisi e andirivieni dal medico per le ricette, e dal farmacista, e qualcuno che li accompagni o faccia la fila per loro. La medicina moderna ha allungato, sì, la vita ma dimenticando di inventare, prima, l’elisir di giovinezza. Dunque, ha solo allungato la vecchiaia. E, statistiche alla mano, la vecchiaia malata è la regola, quella sana l’eccezione. Dopo i settanta, l’incidenza dei malanni subisce un’impennata. Ma la medicina moderna fa miracoli e prolunga le cose fin oltre i novanta. Così, figli settantenni e acciaccati devono occuparsi di genitori ultranovantenni e sempre più fragili. Ci sono i nipoti? 

E dove? In Paesi, come il nostro, a natalità zero? Con una «flessibilità del lavoro» che costringe i pochi giovani presenti a vivere a centinaia di chilometri di distanza? Ma lasciamo gli esempi estremi e prendiamo quelli medi: genitori settanta-ottantenni con figli quaranta-cinquantenni. 

Fra questi ultimi le percentuali di separati e divorziati sono alte; se hanno figli, questi, di nonni, ne hanno almeno sei, ed è molto probabile che i «rapporti umani» tra loro non siano dei migliori. Ammettiamo che non siano separati: ormai ci si sposa tardi e più tardi ancora ci si riproduce. Così, una coppia di quarantenni, oltre a lavorare (entrambi), deve provvedere sia ai padri che ai figli (i quali spesso sono uno solo, altro che «i nipoti»). 

Si aggiunga l’attaccamento di ogni anziano alla sua casa, cosa che rende impossibile accorpare il nonno, la prozia e la consuocera in un unico appartamento onde meglio provvederli. Così, fra anziani e separati esingles, tra breve ci vorrà una casa per abitante. 

La «badante» è una soluzione, certo, ma non di rado cozza con la difficoltà di accettazione della stessa da parte dell’anziano badato. Il quale, ci si faccia caso, vuole essere badato solo dai figli e da nessun altro. 

Ma far coabitare suocera e nuora era un problema nel Secondo, figuratevi nel Terzo Millennio. E’ squallido aver dovuto prenderne atto, ma la bolla di calore francese, quella che ha sterminato il maggior numero di anziani, ha fatto tirare un respiro di sollievo a non pochi. 

Alcuni dei quali non si sono affatto vergognati di dichiarare di non aver alcuna voglia neanche di spendere per il funerale del vecchietto, col quale non era mai andato d’accordo quand’era in vita né, figurarsi, si è dato pena di accudire nell’inferma vecchiaia. Vedrete che, tra non molto, il tema dell’eutanasia occuperà il dibattito, esattamente come fu, a suo tempo, per quello dell’aborto. 

Urge, più che mai, che il Dio dei cattolici susciti fondatori di congregazioni religiose dedite all’assistenza degli anziani, con consacrati che riescano a vedere, e davvero, Cristo in ciascuno degli assistiti. 

Altrimenti, occorrerà pregare il Padrone della vita che, la vita, se la riprenda al tempo giusto, prima che la medicina moderna ci costringa a restituire alla Sanità pensione e liquidazione. 

Perché uno, dopo aver fatto quel doveva in questa vita, ha diritto al meritato eterno riposo. Senza dover subire l’umiliazione (quando la avverte) di essere diventato un peso ingestibile.