Nell’Ottocento la nuova filosofia ateo-positivista che esaltava la Scienza e il Progresso affrontò quella antica, medievale e “tomista” (fede+ragione). Ambedue avevano una loro Chiesa: la prima, la Massoneria; la seconda, quella Cattolica. Per rappresentare questo scontro ho scritto un romanzo, del genere «giallo storico», attorno a un caso concreto: la morte di Ippolito Nievo, scrittore italiano e colonnello dei Mille.
Il Nievo scomparve nell’esplosione notturna del piroscafo che lo riportava da Palermo in continente. Con sé aveva le ricevute delle somme enormi che i massoni inglesi e americani avevano messo a disposizione di Garibaldi per l’impresa siciliana. A indagare viene in Italia il campione dell’intelligenza “scientifica” del tempo, Sherlock Holmes. Il quale, però, si imbatte nel rappresentante di quel cattolicesimo ragione+fede che non si autolimita credendo che esista solo ciò che si vede e si tocca: don Bosco, perfetto testimonial di mistica e azione. I due si incontrano e don Bosco convince Holmes a deviare la sua indagine sulla Sindone, che qualcuno ha rubato.
Attraverso una serie di mirabolanti colpi di scena in giro per l’Italia, i due casi verranno risolti da Holmes, il quale, però, sarà l’unico a rendersi conto di non averne alcun merito, e che c’è un altro modo per arrivare alla verità, un modo che mai avrebbe sospettato. Questo metterà in crisi la coscienza di Sherlock Holmes…