Su «Il Giornale» dell’8 giugno 2008, commentando una notizia dei giorni precedenti, Giordano Bruno Guerri, storico del fascismo, ha fatto un curioso paragone. Era successo che, a Livorno, un giornale aveva pubblicato gli elenchi nominativi, seguiti da indirizzo e telefono, dei massoni locali. Livorno, dopo Firenze, è la città italiana con il maggior numero di Logge: ben quattordici. In Toscana non è la prima volta che una cosa del genere accade. A suo tempo, erano stati i comunisti a pubblicare gli elenchi dei massoni toscani. Io, intervistato alla radio, difesi i massoni e il loro diritto a non essere messi alla berlina.
Il Guerri ha fatto lo stesso, però dicendo che, per esempio, neanche a quelli che vanno a messa e fanno la comunione piacerebbe finire sui giornali con indirizzo di casa e numero di telefono. Ma il paragone non regge. A messa i più vanno la domenica nelle ore più luminose della giornata. La porta della chiesa è spalancata e anche i turisti possono entrare. Infine, una chiesa è platealmente indicata dalla sua forma e si trova di solito nei posti più centrali.
Non così le Logge, che solo gli adepti sanno dove stiano. I loro riti non sono affatto pubblici. Infine, se non glielo chiedete espressamente, sarà difficile che il vostro vicino vi riveli la sua affiliazione. La Massoneria ha scelto per sé la penombra e la riservatezza, diversamente dalle religioni classiche. Pur essendo una realtà diffusissima, il cinema, per esempio, non se ne occupa mai (solo un caso, che io ricordi: Un borghese piccolo piccolo, con Alberto Sordi). Diversamente dalle religioni e, soprattutto in Italia, da quella cattolica.
E’ ovvio che tutto ciò stuzzichi almeno la curiosità…