Stralcio da un articolo di Stefano Lorenzetto su «Il Giornale» del 10 giugno 2008: «Lo Stato, nel 1975, ha stabilito che per legge si può essere dichiarati morti anche se il cuore batte, il sangue circola, il colorito appare roseo, la pelle promana calore, l’urina continua a fluire in vescica».
E’ la cosiddetta morte cerebrale, dichiarata la quale si può procedere all’espianto. Altro stralcio: «Lo sapevate che per due volte è stata presentata in Parlamento una proposta di legge con le firme di trentadue deputati dell’Ulivo, dell’Italia dei Valori, dei Verdi, dei Comunisti Italiani e di Rifondazione Comunista, che vorrebbe destinare i corpi delle persone in morte cerebrale “a fini di studio e di ricerca scientifica”, cioè agli esperimenti, con unico obbligo di “restituire la salma alla famiglia in condizioni dignitose entro un anno dalla data della consegna”?
Una salma col cuore che pulsa per trecentosessantacinque giorni!». Insomma, se sono salme cerebralmente morte, ci si può fare di tutto. «Perfino buttare dentro il torace, prima di ricucirlo dal collo al pube, i guanti di lattice usati durante l’espianto, come racconta Silvana Mondo, madre di un giovane triestino di diciannove anni, che fu privato degli organi dopo un incidente stradale».