La «Rassegna Stampa» inviatami periodicamente on-line dal Centro Cattolico di Documentazione di Marina di Pisa mi informa che l’avv. Gianfranco Amato, vice presidente di Scienza & Vita di Grosseto e collaboratore di The Christian Institute (organizzazione britannica pro-life), comunica la recente vittoria in una battaglia legale intentata contro Google (il maggior motore di ricerca Internet) per il suo rifiuto di pubblicare un comunicato in tema di aborto.
La vittoria da parte del Christian Institute ha avuto risonanza in quasi tutto il mondo, fuorché in Italia. Lo scorso aprile, infatti, The Christian Institute aveva promosso un’azione legale contro Google a seguito di un rifiuto della pubblicazione su Internet del comunicato il quale riportava testualmente la seguente dizione: «Legge sull’aborto del Regno Unito: opinioni principali e notizie sulla legge da parte del Christian Institute. www.christian.org.uk». Google rifiutò la pubblicazione sull’assunto che la sua politica editoriale non riteneva opportuna la diffusione nei siti Internet di comunicati che «correlassero il tema dell’aborto a considerazioni di natura religiosa».
The Christian Institute incaricò i propri legali di promuovere un’azione contro Google sulla base della violazione di una legge del 2006 (Equality Act) che vieta ogni forma di discriminazione religiosa. E’ davvero paradossale, secondo Colin Hart, direttore del Christian Institute, che proprio Google, che sempre si proclama impegnato nella diffusione degli ideali di libertà di pensiero e di libero scambio di idee, abbia censurato il comunicato in questione definendolo dal «contenuto inaccettabile».
In conseguenza dell’azione giudiziaria promossa nei mesi scorsi, il gigante Google ha concluso una transazione stragiudiziale ed ha accettato di rivedere la propria posizione e pertanto ha autorizzato The Christian Institute e ogni altra associazione religiosa a pubblicare comunicati connessi alle proprie finalità associative in tema di aborto.