«La moda messicana si allargò conquistando Georges Bataille, André Bréton e Octavio Paz. Per Bataille, in particolare, la civiltà azteca divenne persino un’accettabile alternativa a quella occidentale. Teorizzò la necessità di reintrodurre il sacrificio umano nella società moderna e formò, allo scopo, una società semi-segreta, il Collège de Sociologie, alle cui riunioni parteciparono le fredde menti della Scuola di Francoforte: Pierre Klossowsky, Max Horkheimer, Roger Caillos e Theodor Adorno, i teorici dell’antiautoritarismo. Del Messico si innamorò anche l’inglese David Herbert Lawrence», che infatti scrisse nel 1926 Il serpente piumato. Ma cosa aveva originato questa mania messicana? Semplice: il fungo allucinogeno peyote. Da lì si passò al sintetico Lsd, ma sempre a opera di un pugno di intellettuali che cercavano “alternative” all’odiato cristianesimo, così come, nel secolo precedente, avevano creduto di trovarne una nello spiritismo: cioè, poter passare “su un altro piano” senza dover sottostare a Cristo, preti e sacramenti. La via “scientifica” al divino, insomma. Ma come divenne di massa tutta ‘sta storia? Leggetevi l’intrigante Rivoluzione psichedelica di Mario A. Iannaccone (Sugarco). Sottotitolo, La Cia, gli hippies, gli psichiatri e la rivoluzione culturale degli anni Sessanta.