Rose Busingye dirige il Meeting Point di Kampala, che cura i malati di Aids. Intervistata da il.Sussidario.net (20 marzo 2009) ha raccontato di quei giornalisti occidentali venuti al suo Meeting Point. Videro e si commossero. Allora regalarono scatole di preservativi. Una delle sieropositive ricoverate disse loro: “Mio marito sta morendo, e ho sei figli che tra poco saranno orfani: a cosa mi servono queste scatole che voi mi date?”. La Busingye ha aggiunto che quelli che parlano di preservativi per l’Africa non sanno di cosa parlano. Infatti, i profilattici vanno conservati a una giusta temperatura e vanno usati in assenza di polvere e con le mani lavate. Il che, in Africa, «può sembrare a tratti anche ridicolo». Per quanto riguarda il Papa, «quelli che lo attaccano hanno interessi da difendere, mentre il Papa di interessi non ne ha». Infatti, nessuno lo ha attaccato, sui preservativi, in Africa. «Da lui non arrivano le mine che fanno saltare per aria i nostri ragazzi, i nostri bambini che fanno i soldati, che si trovano amputati (…): e a loro cosa diamo, i preservativi?». Rose Busingye ha evocato anche il genocidio ruandese, per il quale nessuno intervenne: «Non si è mosso nessuno, e adesso vengono qui con i preservativi». Finale: «Perché non ci portano le aspirine, o le medicine anti-malaria? La malaria è una malattia che qui miete più vittime rispetto all’Aids». Forse la Busingye non sa che i Verdi occidentali hanno interdetto il Ddt, perché “nuoce all’ambiente”.