Renzo Puccetti, medico e segretario di «Scienza & Vita» Pisa-Livorno, ha scritto per Zenit.org un articolo (13 luglio 2009) che merita di essere riportato nei suoi punti essenziali. Esordio: «Non vi è dubbio che la questione della pillola abortiva RU 486 è stata introdotta in Italia non tanto sulla base di una pressante richiesta proveniente dal mondo medico, né da quello delle donne, quanto piuttosto per l’indiscutibilmente abile ed efficace azione di ben identificabili movimenti politici». Dimostrazione: «Nell’ottobre 2006 la federazione internazionale degli operatori di aborto e contraccezione (Fiapac) organizzò il proprio convegno a Roma includendo tra gli argomenti di primo piano proprio l’aborto farmacologico. L’azienda produttrice della RU 486 fu tra gli sponsor importanti dell’evento ai cui partecipanti lo stesso ministro della salute del tempo, l’on. Livia Turco, volle inviare i saluti tramite la propria delegata Maura Cossutta». «Nel corso dei lavori due medici cubani avevano riferito di una loro paziente deceduta (…). Stranamente durante la conferenza stampa a conclusione del convegno non fu fatta menzione della cosa». «Nel Novembre del 2007 l’azienda produttrice della RU 486, presentò domanda di registrazione presso l’agenzia italiana del farmaco (Aifa). Il presidente del consiglio era all’epoca l’on. prof. Romano Prodi. Il periodico bimestrale dell’Aifa aveva pubblicato sul quarto numero del 2007 un articolo non firmato di tipo revisionale sulla RU 486, in cui si citavano 9 morti (…). Nel dicembre 2007 la società medico-scientifica interdisciplinare Promed Galileo presentò un lavoro di revisione della letteratura medico-scientifica stilato da un gruppo di ricercatori esperti in varie discipline mediche (Gisam, Gruppo Interdisciplinare Studio Aborto Medico). Lo studio fu poi pubblicato nel 2008 sull’Italian Journal of Gynaecology and Obstetrics, organo ufficiale della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia. Secondo i risultati di tale studio si potevano registrare 16 casi fatali avvenuti dopo un aborto farmacologico, con un tasso di mortalità nettamente maggiore rispetto al metodo chirurgico; inoltre l’aborto chimico si connotava per un più elevato tasso di complicanze, un’efficacia inferiore che richiedeva una doppia procedura in un numero sensibile di casi, oltre ad una tendenza all’incremento medio del ricorso all’aborto nei paesi in cui il farmaco era stato introdotto. La Promed Galileo si premurò di inviare il testo del proprio lavoro all’Aifa. (…) Poco dopo però, nel febbraio 2008, il Comitato tecnico-scientifico (Cts) dell’Aifa dette il parere positivo sul prodotto». «Il 19 Giugno 2009 il Sole 24 ore ha annunciato l’accordo con la casa produttrice della RU 486 sul prezzo; sembrava mancare solamente l’approvazione finale da parte del consiglio di amministrazione dell’Aifa e comunque, secondo l’articolo, non sarebbe stato più possibile bloccare l’autorizzazione all’immissione in commercio del prodotto. La sera dello stesso giorno però l’agenzia AdnKronos ha rivelato che la ditta che produce la RU 486, dietro richiesta del ministero del welfare, avrebbe consegnato nuovo materiale da cui emergerebbe che i decessi dopo assunzione del mifepristone sono addirittura 29». Segue un elenco di interrogativi che il Puccetti, giustamente, si pone alla luce di tutto ciò.