C’è la speranza che prima o poi i cristiani potranno pregare a Tarso (dov’è nato s. Paolo) senza restrizioni. Già, perché Tarso è in Turchia e nel 1943 la chiesa del VI secolo dedicata all’Apostolo è stata trasformata in museo. Così, se i cristiani vogliono dirci messa, devono prima pagare il biglietto. Come gesto di buona volontà, in occasione dell’Anno Paolino (e vista l’affluenza di pellegrini da tutto il mondo), le autorità hanno deciso di lasciare libertà di culto. Ma solo per l’Anno in questione. Il vicario apostolico per l’Anatolia, mons. Luigi Padovese, fa presente che (Zenit.org 10 luglio 2009): «I 500mila cristiani turchi, che rappresentano meno dell’1% della popolazione, subiscono spesso discriminazioni e vessazioni, un problema aggravato dal fatto che la loro religione appare sulla carta d’identità». Il loro futuro «non sarà ad ogni modo certo finché non si potranno aprire e gestire seminari». Ora, poiché «nel Paese si può spesso ottenere di più dal di fuori che dal di dentro», vediamo come la mettono quanti, nella Ue, non vedono cosa c’entri la Turchia con l’Europa.