«A cadere sotto il colpo di forza bolscevico fu la Russia come repubblica democratica, ormai libera dallo zarismo» (Vittorio Strada). Questo nell’ottobre 1917. Difficilmente, poi, si troverà nei libri, oltre il mito, ciò che successe subito dopo. Cioè, «le consultazioni del novembre 1917 per l’Assemblea costituente, che videro la sconfitta dei bolscevichi (fermi al 25%) e la vittoria clamorosa dei socialisti (col 40%), sia la grande manifestazione popolare che si tenne il 5 gennaio 1918, cioè nel giorno di apertura della Costituente, e che venne repressa dal governo bolscevico nel sangue, sia infine lo scioglimento con la forza militare della stessa Costituente ritenuta un covo di “controrivoluzionari”: e ciò mentre sotto la presidenza di Viktor Cernov, già ministro dell’agricoltura nel governo di Kerenskij, l’Assemblea stava votando la distribuzione della terra ai contadini». Invece, com’è noto, si continua a credere che il bolscevismo sia stato una «rivoluzione» contro lo Zar, anziché un golpe contro una socialdemocrazia. Leggete, di Sandro Fontana, Le grandi menzogne della storia contemporanea (Ares), con capitoli dai titoli intriganti (per esempio, «La strage di Marzabotto» e «La menzogna della Resistenza tradita»).