Copio l’incipit di una recensione (a «Indagine sul cristianesimo», di Francesco Agnoli, Piemme) di Aldo Maria Valli comparsa su «Il Foglio» del 7 maggio 2010: «Come si sa, un metodo rapido e infallibile per apparire illuminati progressisti politicamente molto corretti nonché aperti, lungimiranti, antidogmatici e amabilmente tolleranti è quello di sparare sul cristianesimo, sulla Chiesa cattolica e sul Papa. Il successo è assicurato. In una cultura come la nostra, nella quale, per dire, se ti permetti di formulare un giudizio anche vagamente critico verso l’islam ti ritrovi automaticamente iscritto nel club dei reietti, parlar male del cristiano e del cattolico non solo è possibile, ma vivamente consigliato. La patente di libero pensatore è garantita. E poco importa che dal punto di vista storico ciò che tu dici sia insostenibile, condito di falsità e leggende. Nella società dell’immagine non c’è tempo per la storia, e approfondire è attività considerata poco compatibile con l’apparire. Ciò che conta è come tu ti presenti. E se vuoi essere à la page devi attrezzarti: prova a buttare là una battuta contro Benedetto XVI, fai un accenno ai preti che insidiano i bambini, ricorda che la Chiesa è sempre stata un’istituzione retrograda, innalza un inno alla liberazione sessuale. Vedrai, non te ne pentirai».