Ettore Gotti Tedeschi, prestigioso banchiere internazionale e da poco presidente dello Ior, ha scritto un interessante articolo su “Il Timone” del luglio-agosto 2010. Alcuni brani. “I modelli di crescita economica classici, da quello dell’economista statunitense Robert Solow a quello di J. M. Keynes, sono tutti centrati sulla crescita della popolazione”. Invece, passò la linea di Malthus (aumento della popolazione = fame). Non tutti gli economisti la pensavano così (J. A. Schumpeter, per esempio). “Ma vinsero altri maestri di pensiero, (come) Lester Thurow”. Così, “non solo i Paesi poveri (si pensi a Cina, India, Brasile)” sono diventati ricchi, ma quelli ricchi stanno diventando poveri. “Le previsioni migliori le hanno fatte gli scrittori fantascienza, come J. Verne o H. G. Wells, piuttosto che gli scienziati malthusiani”. Se “vengono a raccontare che la crisi attuale è dovuta all’avidità dei banchieri che hanno espanso troppo il credito (…), rispondiamo: lo hanno fatto per sostenere le esigenze di una crescita economica insufficiente”. Storia: “A fine anni ’60 all’università di Stanford si rilanciò la teoria malthusiana del c.d. boom demografico (…). Qualche anno dopo, un’altra prestigiosa università americana, il Mit di Boston, con il famoso documento sui limiti dello sviluppo, sostenuto dal Club di Roma”, profetizzò «decine di milioni di morti per fame soprattutto (pensate) in Cina e in India”. Un “profeta di detta dottrina (il biologo Paul Erlich) si fece sterilizzare in pubblico”. Ma “nel 2002 l’Onu, nel Rapporto Popolazione Ambiente”, trova che “tra il 1900 e il 2000 la popolazione mondiale cresce, sì, di 4 volte, ma il Pil mondiale cresce di ben 40 volte”. La crescita di popolazione non era dovuta all’aumentata fertilità nei Paesi poveri, bensì “a un salto di qualità nell’igiene, al miglioramento dell’alimentazione e alla diminuzione della mortalità infantile. Infatti, il tasso di fertilità in detti Paesi passa da 6 figli a coppia nel 1960 a 3,7 nel 1990, fino a circa 3 (stima) nel 2005. Ora, il tasso di sostituzione, cioè crescita zero, è 2 figli. Il più grande demografo contemporaneo, Alfred Sauvy, (…) ricorda che il crollo dell’impero romano fu anche dovuto al crollo della sua popolazione: del 50% in due secoli”. La crisi attuale: “crescono i costi fissi perché la popolazione invecchia (pensioni e sanità), diminuisce la produttività (meno giovani che affluiscono al lavoro), crolla la crescita del risparmio (perché si formano meno famiglie con figli, obbligate a risparmiare). Ecco perché non si possono diminuire le tasse in un Paese a economia ‘assistenzialistica’ come il nostro”. Si cercò di ovviare “con la (miracolosa per l’Asia) delocalizzazione delle produzioni a basso costo in Cina e India”, poi si provò “con l’immigrazione” ma fu un flop. “Si passò alla crescita consumistica a debito, fino agli eccessi dei famosi ‘subprime’, cioè il credito a chi non poteva restituirlo, pur di far crescere il Pil”. Gotti Tedeschi ricorda infine un vecchio libro dell’economista inglese Colin Clark, “Il mito dell’esplosione demografica” (Ares, 1973), che vanamente avvertì a tempo debito.