Rodney Stark, uno dei massimi sociologi delle religioni, fa un’interessante considerazione a proposito della schiavitù. Dopo aver dimostrato come la schiavitù fu abolita solo nel mondo cristiano e per motivi esclusivamente religiosi, osserva che nel mondo islamico è stata abolita solo di recente (nel 1962 in Arabia Saudita e nel 1981 in Mauritania) e dietro pressioni occidentali. Dal Rinascimento in avanti, diverse potenze coloniali europee deportarono schiavi neri dall’Africa «nonostante» i divieti papali. La deportazione dei neri verso il mondo islamico fu eguale in termini quantitativi se non superiore, e non conobbe mai obiezioni religiose. Finché l’impero ottomano ne ebbe la forza, esso preferì tuttavia gli schiavi bianchi (ogni quattro anni funzionari giravano per le province e prelevavano i bambini per farne giannizzeri o altro). Alcuni storici sostengono che gli schiavi fossero trattati meglio sotto l’islam. Dice Stark, però, che «è sufficiente osservare quanto poche siano le persone di discendenza africana nelle nazioni islamiche rispetto a quelle del Nuovo Mondo». La fertilità degli schiavi nel mondo islamico era estremamente bassa, «non solo a causa della frequente castrazione degli uomini, ma anche perché l’infanticidio era pratica comune nel caso di neonati che mostrassero una discendenza africana». Cfr. Rodney Stark, «A gloria di Dio. Come il cristianesimo ha prodotto le eresie, la scienza, la caccia alle streghe e la fine della schiavitù» (Lindau, pp. 400-401).