Quando uno scrittore crea un personaggio a cui il pubblico si affeziona, dispiace che lo scrittore in questione muoia e non possa più narrarne le avventure. Così è stato per Sherlock Holmes e James Bond, infatti in molti hanno provato a continuare i serial anche a babbo morto. Un successo minore è toccato al Padre Brown di Chesterton, per il semplice motivo che l’autore voleva insegnare qualcosa, mentre al grosso pubblico interessa la superficie, cioè una trama avvincente che, al contrario, non faccia pensare troppo. Anzi, che non faccia pensare affatto. Non a caso si chiama intrattenimento. L’unica eccezione potrebbe essere rappresentata da Tolkien ma non è così: Tolkien è riuscito a far contenti tutti, quelli che vogliono solo la trama avvincente e quelli (pochi) che chiedono a un testo qualcosa di più. Io stesso ne ho fatto esperienza quando ho provato a fornire uno Sherlock Holmes (e il misterioso caso di Ippolito Nievo, ed. San Paolo) che facesse riflettere. Come volevasi dimostrare, è stato un flop al botteghino. Stessa sorte subirà, ahimé, «Il destino di Padre Brown» (Sugarco) di Paolo Gulisano. Per questo vale la pena leggerlo e perciò ve lo segnalo.