«Quando i reggitori della Repubblica di San Marco, tremanti di paura alle minacce francesi, strappavano le gloriose insegne del leone alato e supplicavano pace, i contadini del veronese gridavano Via San Marco! e morivano per esso in quelle Pasque che rinnovarono i Vespri. Quando, sotto il cumulo di umiliazioni patite da prepotenti francesi e da giacobini paesani, Carlo Emanuele avvilito abbandonava Torino, i montanari delle Alpi, i contadini piemontesi e monferrini continuavano disperatamente la resistenza allo straniero. Quando nella Lombardia gli Austriaci si ritiravano incalzati dai Francesi, i contadini lombardi a Como, a Varese, a Binasco, a Pavia osavano ribellarsi al vittorioso esercito del Bonaparte, sfidando la ferocia della sua vendetta. Quando il mite Ferdinando III di Toscana era licenziato dai nuovi padroni e i nobili fuggivano, e i Girella, democratici improvvisati, venivano fuori con la coccarda tricolore, i contadini toscani insorgevano al grido di Viva Maria! Quando nelle Marche scappavano generali e soldati pontifici e il vecchio Pontefice arrestato era condotto via da Roma sua, non i Prìncipi cattolici osarono protestare, non Roma papale insorse ma i contadini dai monti della Sabina alle marine marchigiane caddero a migliaia per la loro fede e per il loro paese. Quando vilmente il re di Napoli con cortigiani, ministri e generali fuggiva all’avanzarsi dello Championnet, soli, i montanari degli Abruzzi, i contadini di Terra di Lavoro, i Lazzaroni di Napoli si opposero all’invasore in una lotta disperata e sanguinosa» (Niccolò Rodolico). Quella che avete letto è la «quarta di copertina» de «Le insorgenze. L’Italia contro Napoleone» (I Quaderni del Timone) di Oscar Sanguinetti. Un sunto dettagliato, comodo da avere sottomano. La prima, vera, Resistenza italiana.