Il musicologo e professore Aurelio Porfiri ogni tanto scrive per l’agenzia Zenit sulla musica liturgica. Il 14 luglio 2011 ha risposto ad alcune obiezioni classiche. La prima: bisogna valorizzare la musica dei giovani. «Il culto del giovanilismo era in auge durante il fascismo, tramite il futurismo» e «in pratica non stiamo difendendo la cultura dei giovani (cosa è poi?) ma la cultura imposta dalle major discografiche». La gioia? Quelli che passano sono «canti semplicemente inneggianti ad una gioia che in questo caso non è spirituale, ma spiritata, quasi proveniente da una esaltazione che non procede da processo spirituale (…). Certo tutti vogliamo la felicità, ma essa è una speranza non una falsa realtà». Porfiri sottolinea poi «l’errore di chi pensa che la musica che si sente fuori deve essere poi trasportata nella liturgia magari cambiando semplicemente il testo». Altra obiezione: non bisogna mortificare la buona volontà di chi suona. Porfiri: «Se io vado da un dentista e devo scegliere fra il suo buon cuore e la sua bravura professionale, io sceglierei la seconda». Ulteriore obiezione: le cose in religione vanno fatte con spirito di gratuità. Invece, «è un dovere che il popolo cristiano supporti coloro che offrono un servizio professionalmente qualificato, così come si pagano i fiori o coloro che forniscono il sistema audio e via dicendo. Il sacrestano viene pagato, perché non l’organista o il cantore?».
il blog di Rino Cammilleri
Onan il Barbaro 05/08/2011 at 15:34
Caro Cammilleri, approfitto di questo spazio per farle una segnalazione. So che lei non legge piu’ Ratman, ma sospetto che Ratman legga lei. Nel suo ultimo numero, uscito oggi, dichiara infatti: “Io sono un CCP. Cristiano cattolico praticante.”
Rino.Cammilleri 06/08/2011 at 06:27
Se Ratman mi legge, buon segno.
Davide 06/08/2011 at 10:20
Ma Aurelio Porfirio conosce le pagliacciate di Pasquale in piazza Duomo per gli oratorii estivi, e con la benedizione del Cardinal Tettamanzi ?
Rino.Cammilleri 06/08/2011 at 11:06
Buon segno.
Rino.Cammilleri 06/08/2011 at 11:06
Chi è Pasquale?
salvo 06/08/2011 at 13:25
La musica e il canto sono l’espressione più importante di tutte le forme artistiche per quanto concerne la liturgia. Sant’Agostino diceva che “chi canta prega due volte”, e il salmo 47 sottolinea: “cantate inni con arte”, quasi a voler evidenziare la necessità di una composizione ed esecuzione di alto livello professionale artistico, per dar gloria all’Onnipotente in modo serio e giusto.
Ciò non significa abolire la musica di devozione popolare, ma vuol dire difendere, promuovere e ampliare il repertorio enorme di canti e musica che, con il suo linguaggio musicale specificatamente liturgico, costituisce una vera e propria ricchezza per il beneficio e dei fedeli e degli artisti stessi che – si auspica – vengano sempre riconosciuti e ricompensati secondo giustizia e buon senso dai ministri.
Davide 07/08/2011 at 08:36
Pasquale è la Quintessenza della Chiesa PostConciliare, prendec canzonette degli anni 80 e ne cambia le parole ridicolizzando la Fede … ma secondo il Cardinal Tettamanzi la Chiesa è in crisi perché queste buffonate non sono abbastanza.
http://www.youtube.com/watch?v=VQDIPOqyAxw
http://www.youtube.com/watch?v=6M-XHGGoBdY
simona 08/08/2011 at 03:00
sono d’accordo con Porfiri!
Luigino 08/08/2011 at 09:58
Meno male che Tettamanzi finalmente lascia il posto.
silvia 08/08/2011 at 13:30
Dopo una quarantina d’anni che non entravo più in chiesa, pur essendo credente, ma essendo anche innamorata pazza della Musia, quella vera, quella Classica, quando cominciavo a sentire ragli asinini e sdilinquiamenti di chitarre (che peraltro adoro, quando eseguono boleri, flamenchi o concerti classici di Giuliani) ero costretta a fuggirmene via. Non potevo assolutamente fare la Comunione con quell’astio e quel disprezzo in corposuscitati da quelle porcherie.
Nè l’introduzione della linqua “vernacolare”,come si usa dire, mi sembrava una gran trovata. Sì, è vero si dicono molte più cose da parte dei fedeli, ci sono ben tre letture di testi sacri, ma per alcuni il fatto che siano letti in Italiano non è che ne agevoli la comprensione, se non c’è poi una spiegazione liturgicamente e teologicamente valida. Quanto all’Eucaristia, quello che era il centro e il fulcro del vechio rito, drasticamente ridimensionata, poche storie, niente campanelli che facciano un po’ d’atmosfera e diano un senso di mistero e misticismo, macché.Non si riesce mai a capire bene quando inizia il Rito (che è poi un miracolo) e quando finisce… Non riuscirò mai a capire perché la Comunione, la distribuzione, per così dire del Miracolo, debba essere data in piedi, perché siano state abolite le balaustre per l’inginocchiamento e perché debba essere accompagnata da canti di inverosimile bruttezza e perfino trivialità, fatta salva la buona volontà di chi li esegue.
Qualche anno fa, entro di pomeriggio nella Chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, la Chiesa frequentata, come dice il titolo, dalla comunità francese di Roma. Ci sono ben sette sacerdoti a concelebrare sull’altare, ma io sono l’unica fedele sperduta nella navata. Così unica, che al momento del Notre Père (ovviamente in Francese) mi hanno chiamata all’altare, mi hanno fatto gentilmente partecipare al girotondo dandomi la manina, ma, ahimè, non ero preparata nel Padre Nostro in Francese e di conseguenza non ho fatto che balbettare quel poco che mi ricordavo. Per il nostro Padre, magari, sarà stato lo stesso, ma vuoi mettere se la celebrazione fosse stata in latino, a cui tutti, latini, anglosassoni, baschi, slavi o scandinavi avrebbero potuto sentirsi all’unisono e nessuno in imbarazzo?
Comunque la storia ha un lieto fine. Ho trovato che nel centro di Rome, nella bellissima chiesa della Santa Trinità dei Pellegrini, dando seguito al Motu Proprio Papale è stata istituita una Parrocchia valida per tutti coloro, ovunque residenti nella città, che preferiscano il vecchio, sublime rito non solo nella Messa, ma per tutti gli altri Sacramenti.
Sono felice. Mi sono riaccostata alla Confessione ed alla Comunione. Posso frequentare solo la Messa bassa del pomeriggio, a causa della lontananza e dei miei impegni. Non c’è musica, grazie a Dio, ma un sovrumano silenzio. La Domenica, alle 10,30 c’è la messa cantata da un coro valentissimo com musiche da paradiso.
Quanto ai Sacerdoti, vestono tutti la talare. E quando ti confessi gli va benissimo l’atto di dolore della mia infanzia, quello che ho imparato nell’Anno Santo 1950, quando le Suore mi hanno preparato per la Prima Comunione, che fu preceduta da un ritiro in convento di tre giorni.Qualcuno dovrebbe spiegarmi cosa c’era che non andava in quel bellissimo atto di contrizione. Boh.
Allora sì che si facevano le cose sul serio…Le Suore, nostre istruttrici, pretendavano giustamente il massimo raccoglimento. Non si ballonzolava, non si ancheggiava alla Elvis Priesley, non si battevano le mani (come, esterrefatta e giustamente scandalizzata) ho avuto occasione di vedere durante le comunioni recenti di nipoti o figlie di amiche. Eppure eravamo tutti molto felici senza per questo dover schiamazzare inconsultamente e molto compresi di quello che ci stava accadendo.
Un’ultima gioia: prima di morire ho risentito il profumo dell’incenso. Il Paradiso, se mai dovessi meritarmelo, mi piacerebbe che fosse un seguito di meravigliose chiese barocche pervase di incenso e piene di fiori e con tanta musica di Palestrina.
Non si può dire. Potrei capitare nell’inferno del Cubo di Foligno con Fuksas che mi prende a forconate. Pregate per me. Grazie a tutti, e soprattutto a lei, Cammilleri.
Gianni 08/08/2011 at 14:15
Una rettifica su Sant’Agostino. La frase esatta è: “Chi canta BENE prega due volte” (“Bis orat qui BENE cantat”).
d.Giuseppe Mattiello 09/08/2011 at 00:10
L’impostazione di Porfiri è condivisibile ma segnalo altre piste di riflessione. Primo: c’è tuttavia bisogno di chi scriva canti nuovi e significativi. Secondo: gli attuali musicisti che scrivono canti nuovi, non esclusi molti sacerdoti, non hanno qualità (basta fare il confronto tra come scriveva il grande Bartolucci e il suo successore Liberto, freddo come il ghiaccio) Terzo: bisogna confessare umilmente che oggi manca un genio musicale che segni il sentiero. Quarto: i musicisti vanno indirizzati (Mozart e Haydn scrivevano come diceva il Vescovo, che, se aveva fretta, dava anche il tempo di durata del Gloria…). Oggi tanti sacerdoti e Vescovi non sanno distinguere il suono del violino dal miagolio di un bel gattone in forma. Quinto: la musica non è più intrecciata armonicamente alla liturgica com’era nella impostazione del canto gregoriano che è, per me, il CUORE del problema. Semplicemente si aggiunge un canto per riempire un vuoto. Che sia la nobile voce dell’organo o un tamburo non fa differenza perchè, per tanti, la musica è un attaccaticcio alla liturgia che, già di per sè, soffre della “creatività selvaggia” del sacerdote celebrante. Sesto: non ci sono strumenti brutti, ma solo strumenti mal suonati. Aiutiamo i giovani a suonare meglio la chitarra, ma anche gli organisti (l’organo resta il più adatto perchè sostiene il canto) devono essere educati. Ci sono organisti che improvvisano in maniera insopportabile, come se non ci fosse fior di musica anche semplice, adatta ed efficace. Chiedo scusa se sono stato lungo ma l’argomento mi interessa molto.
Rino.Cammilleri 09/08/2011 at 08:46
La chitarra è uno strumento “passionale”. L’organo emette il suono che più si avvicina alla voce umana, per questo è sempre stato privilegaito nelle chiese da quando è stato inventato.
Rino.Cammilleri 09/08/2011 at 08:47
Grazie, ci voleva proprio, visto che la frase monca la mettono anche in chiesa.
Rino.Cammilleri 09/08/2011 at 08:48
Anche lei preghi per me.
Hans 09/08/2011 at 14:27
Spesso ho pensato che sarebbe meglio mettere, chessò, un CD degli Yes, almeno la tecnica e il senso di armonia e pace universale è spiccato rispetto agli stornelli mediocri e squallidi di tanti improvvisati musicisti durante la messa!
romolo 14/08/2011 at 15:19
Chi conosce la musica dei giovani sa che c’è peggio delle schitarrate. Non solo il rock, ma tutta la musica anche quella pop sembra veicolare più tristezza che gioia, anche quella subdola dei canti mielosi delle chiese. non difendo gli scout e la loro musica, ma ho visto molto di peggio nei giovani da provar ribrezzo: dall’aspetto e il look ( finto straccione) fino agli interessi, semi demoniaci, è verissimo che chi matura una forte fede vede con più orrore queste cose come se fossero cadute le squame dagli occhi, e a volte pure gli stessi giovani possono uscire da quel tunnel prima del tempo, come mi è capitato di notarlo. E quelle stesse persone sono le prime che mal sopportano proprio quello da cui sono fuggite prematuramente, gli scout e la loro musica country.