Perché non c’è chiesa senza almeno uno zingaro davanti a chiedere soldi? Perché non c’è banca che abbia un mendicante davanti alla porta? Eppure, sarebbe più logico che gli accattoni ronzassero dove c’è tanto denaro. Eh, questuanti sì, fessi no. Dalla porta della banca li caccerebbero a pedate, mentre nelle chiese, con la menata quotidiana dei «poveri», i fedeli non hanno cuore di tirare dritto di fronte alla «povertà». Che gli zingari siano poveri, certo, è tutto da dimostrare. E’ vero che la crisi c’è, lo si vede specialmente a Milano, dove vivo, e che ha il più alto tasso italiano (e forse europeo) di microcriminalità. I negri, per esempio, da vuccumprà si sono trasformati in accattoni tout court e stazionano davanti alle panetterie e ai bar più frequentati. Davanti alle chiese non vanno, perché con gli zingari finirebbe a coltellate. Ma la petulanza congenita rimane inalterata (che sia una caratteristica etnica?). Quelli di loro che tuttavia continuano a fare i vuccumprà si sono specializzati in libri di argomento africano, cioè la solita storia del «bovero negro» che colpevolizza l’Occidente ricco e obeso anziché quelle bestie tribali da cui si fa governare nel Continente Nero. Li trovate tutti, guarda un po’, davanti alla Libreria San Paolo, dietro al Duomo. Se entri o esci ti si avventano addosso come mosche cavalline e non ti mollano finché, rinunciando alla tua carità cristiana, non li mandi a quel paese in malo modo. Chissà perché, sono convinti che uno che ha appena comprato un libro «cattolico» ne debba comprare subito un altro perché il papa ha appena sognato una Chiesa povera per i poveri. Io, che sono un cattivo cattolico e i cosiddetti «poveri» mi stanno sull’anima, li mando sempre a quel paese in malo modo, e ciò da anni. Ma, si sa, come per un bianco tutti i negri sono uguali, così è per loro e non hanno mai memorizzato la mia faccia, altrimenti non perderebbero più tempo con me. La Libreria San Paolo di Milano perciò ha visto rarefarsi le mie visite, ridotte ormai allo stretto necessario. Anch’io ho un sogno: una Chiesa che la smetta di tormentare i fedeli sui «poveri» e che proclami dai pulpiti di non dare un accidente agli accattoni, ma di dare solo alla Chiesa, ché ci pensa lei ai poveri. Ps.: chiamo zingari i nomadi e negri gli africani perché sono politicamente scorretto, non sono statunitense e nemmeno «liberal», sono italiano e ho imparato la mia lingua materna sul dizionario. La mia canzone preferita degli anni Cinquanta è «Io sono il vento», cantata da Arturo Testa, che così cominciava: «Zingaro chi sei? Figlio di Boemia…». Negli anni Sessanta amavo «Siamo i watussi, gli altissimi negri…» di Edoardo Vianello (ancora eseguitissima).