Dalla newsletter di Franco Abruzzo: «Temeva tre giornali più di centomila baionette. Questo timore era un’ossessione per Napoleone Bonaparte. Il suo rapporto con la stampa e la comunicazione viene raccontato da un libro del giornalista Rocco Tancredi, (“Napoleone giornalista, lungimirante ma interessato”, prefazione di Giovanni Valentini, Fausto Lupetti editore). (…) Aveva messo le briglie alla stampa imponendo le sue volontà, nominando e licenziando giornalisti e direttori. Avendo intuito la forza delle trasformazioni nella società francese durante la Rivoluzione, dopo il colpo di Stato del 1799 disse “Se lascio le briglie alla stampa, non resterò al potere tre mesi” e agì di conseguenza. I suoi articoli su “Le Moniteur” dovevano essere letti dai sindaci in piazza, dai preti durante l’omelia della domenica e dai professori nelle classi di liceo».