Leggo sulla newsletter Aleteia.org (18 febbraio 2014) che Jamie Coots, pastore pentecostale americano e star televisiva, nel corso di un servizio religioso nella sua chiesa a Middlesboro nel Kentucky ha maneggiato un serpente a sonagli e ne è stato morso. Intendeva dimostrare il passo di Marco (16,17) in cui Gesù dice ai suoi discepoli: «Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Coots, fedele a questo brano, ha rifiutato ogni cura. Però è morto. Non è il primo. Alcuni di questi pastori americani si danno pure fuoco o bevono veleno. E di solito muoiono. Si potrebbe osservare che certe “prove” potrebbero benissimo essere effettuate eseguendo solo l’ultima frase di Marco: «…imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Sarebbe interessante, altresì, sapere quanti sono quelli che sono stati guariti dalla semplice imposizione delle mani dei pastori pentecostali di genere fondamentalista. Certo, l’applicazione letterale della Scrittura dovrebbe concernere anche quest’altra frase di Gesù (non a caso rivolta a Satana): «Non tenterai il Signore Dio tuo». Il passo di Marco forse si riferiva ai soli Apostoli e ai primissimi discepoli. O quei Santi cattolici che, effettivamente, hanno operato i miracoli descritti. Ma qui si esce dal fondamentalismo letterale e si entra nel papismo. Perciò, nisba.