Nell’Ottocento, quando la Chiesa di Pio IX era sotto attacco (anche armato), un intellettuale spagnolo, Juan Donoso Cortés, esaltò il cattolicesimo con un bestseller, «Ensayo sobre el catolicismo, el liberalismo y el socialismo». Venne attaccato, e da chi? Non da massoni, liberali, protestanti, socialisti. Ma da un prete, tal Barruel, scribacchino francese. Ora, io a Donoso Cortés ho dedicato la mia tesi di laurea, poi diventata un libro prefato da Baget Bozzo. Uno strano destino mi lega a quell’illustre spagnolo, si parva licet. Infatti, proprio per caso ho visto la pubblicità del mio romanzo «Il crocifisso del samurai» (Rizzoli) su uno dei più popolari siti di vendite online. C’è, sotto, un’unica recensione-stroncatura. E di chi è? Di un prete (mai sentito nominare). Il quale, avendo evidentemente tempo da perdere, si dedica all’autocastrazione (visto che di romanzieri cattolici ce ne sono in giro uno o al massimo due). Né mi va meglio sui siti «sherlockiani». Qui non ci sono preti ma altrettanto sconosciuti personaggi che stroncano il mio romanzo «Sherlock Holmes e il misterioso caso di Ippolito Nievo» (Mondadori) con quest’unica motivazione: è cattolico. Domanda: ma che cosa si aspettavano da uno scrittore cattolico? Domanda numero due: se la filosofia di fondo del romanzo fosse stata marxista o nichilista, la stroncatura preventiva avrebbe avuto luogo? La domanda numero due è, ovviamente, retorica.