Leggo sul «Giornale» del 4 maggio 2014 che negli Stati Uniti esistono 300mila congregazioni religiose, di cui il 40% fallisce (cioè chiude, magari per bancarotta) in un anno e l’80% in cinque (dati del National Geographic). Per fortuna, altre continuamente spuntano come funghi, mantenendo stabile l’offerta e facendo degli Usa il Paese più religioso del mondo. E senza bisogno della frusta o di apposita polizia come in certi islamici. Il modello è questo: libertà religiosa totale (fatto salvo il codice penale, naturalmente) ma ogni congregazione si mantenga da sé. Se non ci riesce, vuol dire che non incontra un favore adeguato nel pubblico. Come insegna la moderna sociologia, in questo campo la libera concorrenza è vitale per le stesse Chiese. E a vincerla sono quelle che mostrano un’«offerta» più austera. Se c’è un campo in cui il rigore paga, è questo.