«Nel luglio del 2008, nello stato indiano dell’Orissa, un pogrom di fondamentalisti indù contro i cristiani locali assassinò oltre cinquecento persone, una giovane suora fu bruciata viva, un’altra violentata A muoversi sono stati gli elefanti (simbolo del “dio” Ganesha), che in India sono sacri al pari delle vacche. Branchi di pachidermi hanno cominciato ad attaccare i villaggi dove vivono i colpevoli dei pogrom del 2008, radendoli al suolo. Il primo attacco si è verificato nel luglio 2009, nell’anniversario preciso e alla stessa ora in cui era iniziato il massacro. Uno dei capipopolo che ha guidato i massacri ha visto la sua azienda, la sua casa e le sue fattorie, tutte rase al suolo: l’operazione ha colpito solo lui. Per i villaggi degli induisti non c’è stata più pace. Branchi di elefanti appaiono all’improvviso e calpestano ogni cosa. Migliaia di indù hanno dovuto fuggire nei campi. Nel distretto di Kandhamal, dove una suora ha subìto uno stupro di gruppo vi sono stati sette morti e numerosi feriti. A metà 2010 i villaggi devastati dagli elefanti erano già una cinquantina. Oltre settecento le case abbattute, e innumerevoli le coltivazioni devastate. Intorno ai villaggi sono state costruite barriere anti-elefanti, con blocchi stradali e vedette, senza risultato» (di questo ritaglio ho perso la citazione, me ne scuso con gli autori).

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