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I DELITTI NELLA CAMERA CHIUSA

I delitti nella camera chiusaLe prove sono schiaccianti: l’indagine su un delitto commesso in una camera chiusa dall’interno, o comunque in un ambiente circoscritto, rappresenta la quintessenza del giallo classico. E appunto in questi spazi delimitati, divenuti scena del crimine, si muovono investigatori vecchi e nuovi, maschere che richiamano i celebri detective del passato e volti originali come l’inquisitore Corrado da Tours o don Gaetano Alicante. Tutti alle prese con rebus apparentemente insolubili, con misteri che travalicano i confini della ragione, con assassini dotati di un’astuzia diabolica. E che il palcoscenico si collochi nel lontano Medioevo, nel ventennio fascista o in epoca attuale, dalla Sicilia all’India britannica al Giappone, tra biblioteche spettrali e party dell’alta società, non cambia la sostanza: un duello d’intelligenze tra il colpevole e chi gli dà la caccia. Sta a dimostrarlo questa collezione di casi da manuale, capaci di rinnovare con maestria l’eterna sfida dell’enigma in attesa di una soluzione.

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IL QUADRATO MAGICO

Il Quadrato Magico
“Rotas. Opera. Tenet. Arepo. Sator”. Queste cinque misteriose parole latine sono state trovate, disposte in forma di quadrato, graffite su una colonna a Pompei. Prima che la città venisse sprofondata dal Vesuvio nel 79 d.C. Sono palindrome, cioè possono essere lette anche al contrario. E, una sull’altra, dal basso in alto e dall’alto in basso. Su di esse pubblicai nel 1999 un libro, “Il quadrato magico. Un enigma che dura da duemila anni” (Rizzoli), prefato da Vittorio Messori e continuamente ristampato. Adesso esce una ennesima edizione nella Bur. Per chi se lo fosse perso.

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SANTIMILITARI

Ogni tanto qualcuno di voi, cari antidotodipendenti, mi chiede dove può trovare questo o quel mio libro, riferendosi a miei vecchi lavori. Purtroppo, i tempi dell’editoria grande e media odierna sono tali che un libro fa presto a “morire”, specialmente se si tratta di saggistica specializzata come la mia. In questo quadro, però, il piccolo editore presenta un vantaggio, proprio perché vende i suoi libri quasi uno ad uno e può conservare titoli in catalogo per anni. Uno dei miei libri ancora disponibile è forse quello a cui sono più affezionato, perché fu uno dei miei primissimi e, poiché ero giovane, fortissimamente politically uncorrect. Mi riferisco a “I Santi militari”, che elenca, epoca per epoca e fino all’ultimo dopoguerra, tutti quelli che la Chiesa ha onorato sui suoi altari e che di mestiere facevano il soldato. E non si tratta solo di antichi legionari romani, ma anche di ex pirati vikinghi, di condottieri bizantini, di proclamati eroi nazionali come il portoghese Nuno Alvarez o lo svizzero Nicola di Flue. Poiché, a quanto mi risulta, un lavoro del genere l’ho fatto solo io e non mi pare che, dato il clima corrente, qualcun altro oserà cimentarvisi per chissà quanto ancora, si tratta di un libro che non può mancare nella biblioteca di un cattolico tosto. Ma dovrete chiederlo direttamente all’editore: info@estrelladeoriente.it.

Consigli Del Diavolo Custode Per Andare All’Inferno Senza Strafare

Il diavolo Berlicche di C.S. Lewis era piuttosto high church e d’umorismo very british. Quello di Cammilleri è tomista e latino. E non è nemmeno un diavolo ma un’anima dannata inserita nel “corpo mistico” di Satanasso. Scrive a uno che gli somiglia (non d’aspetto ma di indole) e lo informa su come e qualmente, se continua così, finirà anche lui all’Inferno. Non per bontà, giacché nell’Inferno non ve n’è alcuna. Ma solo per avere la sadica soddisfazione di potergli dire: io te l’avevo detto. Infatti, quel che affolla l’Inferno, la stragrande maggioranza, è costituito da gentucola che si è giocata la felicità eterna per quattro soldi, per vizi banali, per avere cercato sempre e solo se stessa e il proprio miserabile vantaggio.

Medjugorje, il cammino del cuore

Un viaggio a Medjugorje nel novembre 1990, prima che scoppiasse la guerra nella ex Jugoslavia. Un ritorno a Medjugorje vent’anni dopo, nel trentennale delle apparizioni. L’autore racconta le sue esperienze, la storia dei veggenti e di quel che accadde in quel 24 giugno 1981, che cosa è successo nei vent’anni intermedi a sé e a Medjugorje, compresi gli esiti misteriosi della Guerra Fredda (costellati di coincidenze “mariane”). Soprattutto le sue riflessioni, il rimando ad altre apparizioni mariane, alle profezie sulla fine dei tempi. Si intrecciano, quasi per associazione di idee, tante storie: quella del papa slavo, di La Salette, di Pellevoisin, le profezie avverate e quelle ancora da compiersi, la serie dei papi di Malachia, i «segreti» di Fatima e quelli di Medjugorje, gli interventi della Vergine in Ucraina e ad Amsterdam. Si dà spazio ai testimonial e agli avvenimenti prodigiosi, ai miracoli. L’autore confessa di non avere visto niente di tutto ciò e le sue perplessità su un fenomeno che ancora la Chiesa esita a riconoscere. Ma ammette francamente che, se gli alberi si giudicano evangelicamente dai frutti, allora Medjugorje è realmente qualcosa di straordinario, una «macchina da conversione» che coinvolge milioni di persone.

Il Kattolico 3

Quando inventai la sigla goliardica «il kattolico» ero giovane ed avevo ancora negli occhi le scritte, sui muri, dei rivoluzionari con la mutua: Craxi con la croce uncinata al posto della «x», Kossiga con la kappa e le «esse» tracciate a mo’ di SS. L’uso della kappa in luogo della «c» dura faceva molto lingua tedesca, il tedesco faceva molto nazista e nazista (o fascista, era lo stesso) era chiunque si opponesse alla Rivoluzione. Da qui la decisione di provocare mettendomela da solo, la kappa. Anche perché dava, come tutti i simboli, un’idea immediata e sintetica. Il messaggio era: qui parla un cattolico tosto, di quelli che non porgono l’altra guancia (di Cristo, non la propria) e non hanno peli sulla lingua.