Ai miei affezionati lettori. Vi porto nel cuore tutti, ma alcuni di voi (pochi, per fortuna) avverano il proverbio «con la confidenza si perde riverenza». I consigli sono sempre graditi, ma non più quando diventano petulanza. Se un mio lettore fa, poniamo, l’elettricista, certo non sopporterebbe se io lo sfinissi pretendendo di insegnargli come fare il suo lavoro solo perché ho letto qualche opuscolo della Scuola Radio Elettra. La saccenza presuppone sempre superbia, e la superbia finisce con l’accecare. Io dialogo amabilmente con chi mi scrive, lo sapete, e lo considero parte del mio compito. Certi dovrebbero però chiedersi perché, dopo qualche scambio, smetto di rispondere. La domanda è: quelli che pensano di saperla più lunga di me, ma perché non pubblicano loro libri, articoli e blog? Mi toglierei il peso dell’apologetica dalle spalle e non mi parrebbe vero di cedere il timone a chi ci si diverte (sì, perché per me è un peso, non un divertimento).