Il 24 aprile u.s. è apparsa questa curiosa notizia: il marito, appassionato astrologo, le aveva consigliato di trascorrere il giorno del suo compleanno a Hong Kong poiché, secondo le stelle, ciò le avrebbe garantito un anno fortunato.
Lei ha eseguito ma lì ha trovato la Sars. E’ stata davvero fortunata e non se l’è beccata, ma al ritorno i suoi colleghi non l’hanno più voluta in ufficio. Non so come sia finita la quarantena, spero bene, e davvero auguriamo a quella signora (che è un’avvocatessa) «lunga vita e prosperità», come dice il vulcaniano Spock. 
Ma l’episodio mi permette di fare il punto sulla questione astrologica secondo una visuale kattolica. La Chiesa, com’è noto, vieta solo l’astrologia «predittiva» (quella degli oroscopi, per intenderci), perché negatrice del libero arbitrio. Non quella «descrittiva». Cioè, nel caso in esame: si può avere un viaggio sfortunato con stelle favorevoli e uno fortunatissimo sotto astri negativi. 
Tuttavia, non si può negare che «coincidenze» tra zodiaco e vicende umane ci siano, né che uno nato in Cancro o in Pesci abbia determinate caratteristiche. I cattolici, oggi, possono commettere nei confronti dell’astrologia due errori speculari: uno è quello razionalista (liquidare il tutto come superstizione), l’altro è quello di fidarsi degli astrologi. 
Si tratta di una disciplina che richiede grande circospezione, perché non si sa più, da secoli, chi possa dirsene veramente padrone. L’unica è toccare con mano, al massimo giocarci (e rigettare in toto gli oroscopi). Ma allontanarsene schifati sarebbe fare come quelli che rifiutavano di guardar dentro al cannocchiale di Galileo. I quali, tra parentesi, erano i suoi colleghi laici. Sempre tra parentesi: Galileo campò a lungo la numerosa famiglia proprio facendo oroscopi.