Fra le tante cose che quotidianamente ricevo via internet mi è arrivato uno spiritosissimo necrologio che invita ai funerali del comunismo, espulso dal parlamento italiano dopo sessant’anni. Purtroppo, finito di sorridere, ho pensato che se il comunismo è morto i comunisti sono ancora vivissimi e l’esperienza insegna che sono sempre stati capaci di risorgere come la fenice.
Con altro nome, con altre bandiere, con altri colori, addirittura con altra ideologia (sì, perché il marx-leninismo non è mai stato un’ideologia dai contorni definiti, bensì una perfetta dottrina per prendere il potere e non lasciarlo mai più). Ma liberarsene è praticamente impossibile, a meno di un miracolo (il crollo dell’Urss, infatti, si deve alla finalmente eseguita consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, così come chiesto dalla Vergine a Fatima).
La differenza tra i comunisti e tutti gli altri sta nel fatto che i comunisti vivono religiosamente la loro fede, cosa che li rende disposti a tutto, anche al sacrificio personale (oltre a quello altrui, naturalmente). E’, la loro, una «religione politica», come l’islam. Ma atea, perciò il loro paradiso deve essere raggiunto qui, in questo mondo. Per tutti gli altri, cattolici compresi, la politica è solo una delle tante vie al benessere, magari un lavoro. Ma non è tutto. Perfino per gli islamici fondamentalisti la politica non è che un mezzo per sottomettere ogni cosa ad Allah, ma Allah rimane più importante della politica. Non così per i comunisti, che non hanno altro dio che la politica. Per questo sono più bravi di tutti gli altri. Ed è per questo che la “politica della mano tesa”, che l’attuale governo sembra tanto ansioso di inaugurare con l’opposizione, è per esso solo l’inizio del suicidio.