caldo

CALDO

«Il 5 luglio del 1982, giorno di Italia Brasile al Mundial spagnolo, allo stadio Sarrià di Barcellona c’erano 35,4 gradi centigradi all’ombra alle 5 de la tarde; il primo di ottobre del 1975, a Manila nelle Filippine, Muhammad Ali e Joe Frazier si pestarono per tre quarti d’ora, alle 20 della sera, con una temperatura assassina di 48,8 gradi e un tasso di umidità del 98%. All’epoca andava di moda preoccuparsi del congelamento planetario, non del surriscaldamento» (M. Del Papa, 24.7.23).

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-Ed eccoci, dato il caldo, in località villeggiatura, prontamente accolti, all’ora della siesta, da moto spaccacabbasisi. Non è stato agevole arrivare, giacché qui lo sport unico è il ciclismo amatoriale. Dicono che va praticato sulla statale perché è lì che poi si dovrà gareggiare. Già, ma so che si gareggia su strade chiuse al traffico, mentre negli altri giorni gli amatori devono contendere l’asfalto anche ai Tir. Nonché ad automobilisti nervosi che clacsonano e, se insolentiti, magari decidono di risolverla a mano. Io andrei ad allenarmi in luoghi più tranquilli. A proposito, a che serve aver trasformato il Paese in una pista ciclabile se poi gli amatori te li ritrovi, come prima, sulla statale? Boh, misteri del progresso.

«Il territorio»: ormai i cuochi si vantano di cucinare solo con ingredienti presi sotto casa. Fino a ieri era tutto un mango, kiwi, ananas, struzzo… Contrordine: W il kilometro zero, W Greta e chissenefrega dei paesi poveri e delle loro esportazioni.

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Oggi, festa patronale. Chiesa stracolma. Bolla di calore. I più sono anziani. Il prete, imperterrito, saluta le autorità, fa la prefazione al vangelo, ad accorciare l’omelia non ci pensa proprio. Complesse canzoni a ogni passaggio. La processione coi «doni» è smisurata: prodotti locali, vasi di fiori, dolci, liquori (di ognuno di essi viene spiegato il «simbolo»). Come previsto, un anziano si accascia. Viene portato fuori. Nessun medico in sala. The show must go on. Esco e il poveraccio è disteso sull’asfalto, all’ombra, mentre alcuni attorno a lui si affannano col cellulare. A cento metri in linea d’aria c’è una sede della Croce Rossa, con ambulanza. Ma non può intervenire finché non ha il via dal «numero unico», 118. E’ il protocollo, bellezza. Dopo un po’ me ne vado, tanto non posso farci niente. Quello è sempre in terra.