Leggo sul sito provita.it di Jay Hendry, americano della Pennsylvania. Due anni fa un incidente stradale. Lesione cerebrale irreversibile. Per diciassette volte i medici hanno invitato la moglie a “mettere fine alle sue sofferenze”. Diciassette. Ma lei, niente. Allora è stata accusata di egoismo (semmai è vero il contrario: ricordate il coniuge di Terry Schiavo?) perché insisteva nel mantenere il marito in quello “stato vegetativo permanente”. Lei, visto che non le davano l’assistenza domiciliare, ha lasciato il lavoro ed è stata sostenuta dai parenti. Ma alla fine ha trovato un centro riabilitativo che ha acconsentito a prendersi cura di quella “vita non degna di essere vissuta”. Oggi l’uomo gioca coi tre figlioletti e la aiuta perfino nelle faccende domestiche. Certo, è rimasto handicappato, ma lei è convinta che, se le avessero dato retta fin dal principio, la riabilitazione avrebbe potuto fare molto di meglio. Jay adesso è, sì, un marito e un padre handicappato, ma è vivo, ride, parla, si arrabbia e litiga perfino.