Il 19 u.s., cioè sabato santo, ho letto su Il Giornale che il giorno avanti, venerdì santo, il predicatore di casa pontificia, Raniero Cantalamessa, ha pronunciato di fronte al Papa nella basilica di San Pietro un’omelia ispirata alla celebre canzone Imagine del fu John Lennon. Si tratta di un brano ormai largamente adottato come inno pacifista ed eseguito, in certe occasioni, anche nelle adunanze degli organismi Onu. Il testo auspica l’unità mondiale, il che al predicatore pontificio quadra col messaggio evangelico.Non abbiamo sentito l’omelia, ahimè, ma sicuramente il predicatore avrà tenuto conto del fatto che un verso di quella canzone recita «…and no religion too»: cioè, «immagina» come sarebbe bello un mondo in cui non ci fossero divisioni, fame, odio «…e nemmeno religione».Certo, è una canzone, e la licenza poetica permette di ispirarvisi anche in senso lato, augurandosi la concordia religiosa nel nuovo ordine mondiale. Però tanti anni fa, nel mio I mostri della Ragione (Ares, con prefazione di Vittorio Messori), accennai alla globalizzazione antiautoritaria e atea inneggiata da Lennon con la sua canzone, e la misi in nota al capitolo sulTestamento del prete Jean Meslier, pubblicato in Francia nel 1773 quando l’autore si era già suicidato.