L’Operazione Keelhaul fu conseguenza dell’impegno preso a Yalta dagli angloamericani di riconsegnare a Stalin tutti i russi prigionieri dei tedeschi. Ma c’erano anche quelli che avevano combattuto con i tedeschi contro il comunismo. Un milione di persone, con le loro famiglie. Duecento di questi, arresisi agli americani a patto che non fossero rimandati in Urss, portati a Seattle furono costretti, pistole spianate, a salire su una nave sovietica. Si ribellarono violentemente e furono rinchiusi a Fort Dix. Qui, storditi con i lacrimogeni, vennero imbarcati a forza. Ma riuscirono a danneggiare i motori della nave. Allora furono drogati con caffè ai barbiturici e rimandati a Stalin. Lo storico J. Epstein, che negli anni Settanta chiese accesso alle carte americane sul tema, si sentì rispondere che dette carte restavano classificate “di massima sicurezza” a tempo indeterminato. Il milione di rimpatriati sparì nel Gulag. Molti di loro si erano già suicidati insieme alle famiglie. Cfr. T.E. Woods, “Storia politicamente scorretta degli Stati Uniti” (D’Ettoris), pp. 254-256.