«Un missionario della penna non calcola i propri risultati dal numero dei certificati di battesimo stampati, ma è un educatore delle masse, forma l’opinione pubblica, attenua l’avversione nei confronti del cattolicesimo, chiarisce e lentamente rimuove dalle menti prevenzioni e obiezioni inveterate, predispone ad una graduale lealtà nei confronti della Chiesa e col tempo, più o meno lungo, ad una certa simpatia, alla fiducia, infine al desiderio di conoscere più a fondo la religione. E’ una strada lunga, tuttavia un missionario di questo tipo vi conduce non già le singole persone soltanto, ma le masse». Questa riflessione di san Massimiliano Kolbe (1934) è stata fatta propria dal quotidiano online «La Nuova Bussola Quotidiana» e me ne approprio anch’io volentieri. Sì, perché, dopo un più che trentennale apostolato con la penna e la parola, sempre più spesso (sarà la vecchiaia…) mi pare, come san Pietro nel Vangelo, di aver faticato tutta la notte senza pescare granché. Sempre in attesa che il Maestro mi dica da quale parte della barca lanciare le reti…