napoleone

LEO

Intervistato da Cinzia Romani per «Il Giornale» l’8 gennaio 2019, l’attore Edoardo Leo ha risposto, tra le altre, a questa domanda: «Quali sono, per lei, le scene più difficili da girare?». Risposta: «Quelle di sesso. Ho sempre fatto fatica: a volte passa solo un’ora da quando conosci l’attrice con cui lavorerai, a quando ti metti lì… Bisogna annullare in fretta i rispettivi pudori. Non è facile». Eh, è duro guadagnarsi il pane…

NAPOLEONE

Dalla newsletter di Franco Abruzzo: «Temeva tre giornali più di centomila baionette. Questo timore era un’ossessione per Napoleone Bonaparte. Il suo rapporto con la stampa e la comunicazione viene raccontato da un libro del giornalista Rocco Tancredi, (“Napoleone giornalista, lungimirante ma interessato”, prefazione di Giovanni Valentini, Fausto Lupetti editore). (…) Aveva messo le briglie alla stampa imponendo le sue volontà, nominando e licenziando giornalisti e direttori. Avendo intuito la forza delle trasformazioni nella società francese durante la Rivoluzione, dopo il colpo di Stato del 1799 disse “Se lascio le briglie alla stampa, non resterò al potere tre mesi” e agì di conseguenza. I suoi articoli su “Le Moniteur” dovevano essere letti dai sindaci in piazza, dai preti durante l’omelia della domenica e dai professori nelle classi di liceo».

NAPOLEONE

Scrive Aldo A. Mola su «Il Giornale del Piemonte» (9 giugno 2013) che Napoleone nel 1805 volle ricordare la sua vittoria di Marengo facendo erigere in quella città una piramide. Perché proprio una piramide? Nel 1798 era partito per la spedizione in Egitto e a Malta si era fatto iniziare nella massoneria, probabilmente nel rito «egizio» detto di Memphis e Misraim inventato dal «mago» Cagliostro. Dall’Egitto portò con sé il misterioso «Libro del destino». Dopo la battaglia delle Piramidi, volle trascorrere una notte nella Camera del Faraone nella piramide di Cheope, come si dice avessero fatto Alessandro e Cesare. In quell’occasione il suo generale Menou si fece musulmano e divenne, poi, il primo governatore francese del Piemonte. Forse non è un caso che proprio Torino abbia uno dei musei egizi più importanti del mondo.