Il Centro Cattolico di Documentazione mi ha girato un articolo dello psichiatra Claudio Risé pubblicato il 9 luglio 2012 sul “Mattino di Napoli” e riguardante l’ultimo rapporto Onu sulla droga nel mondo. In esso si legge, tra l’altro:” L’Italia è ancora in testa ai Paesi consumatori di cannabis in Occidente (…). Non è un caso tra l’altro che quegli Stati europei dove il consumo di droghe in certi casi ancora cresce (come la Grecia), o fatica a diminuire (come la Spagna) siano anche quelli dove la situazione economica è più grave. Tutte le ricerche sulla cannabis hanno infatti da tempo dimostrato che a venire intaccata dal consumo di queste sostanze è innanzitutto la capacità produttiva, che viene ridotta sia dall’indebolirsi delle motivazioni e della volontà, che dalla diminuzione di memoria e prontezza di riflessi (…). Il consumo di droghe illegali, a cominciare dalla cannabis che rimane nella gran parte dei casi la sostanza di iniziazione, quella da cui si parte verso tutte le altre, richiede poi negli anni successivi interventi, cure, ospedalizzazioni per problemi psichiatrici, riabilitazioni, infezioni di HIV e epatiti, overdose. Assumere queste sostanze è all’origine di un numero enorme di incidenti e malattie (dalle infertilità ai tumori al polmone, ad alcune forme degenerative), e delle relative spese per cercare di curarle. Secondo il rapporto, per fronteggiare i costi sanitari del consumo di droghe sarebbe necessario lo 0,4% del Prodotto lordo globale, qualcosa come 250 miliardi di dollari (…). I costi complessivi sul sistema produttivo sono ancora più ampi. Gli Stati Uniti li considerano equivalenti allo 0,9% del PNL. Ad essi vanno aggiunti quelli delle conseguenze legali delle droghe (furti, truffe, attività criminali), che in Inghilterra sono considerati equivalenti all’1,6 del PNL (…). Il rapporto ONU ricorda che i dati finora disponibili mostrano che più facile è procurarsi la droga, più aumenta il consumo (come dimostra il mercato della cannabis). Al contrario, più alta è la consapevolezza del rischio, più il consumo diminuisce. Per questo all’inizio del millennio l’Istituto Superiore di Sanità dichiarò che la cannabis “non è una droga leggera”, e genera psicosi. Poi, però, politica e media, hanno sostenuto il contrario”.